L'affresco nella chiesa di S. PIO
X al Sodo
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L'architettura, rigorosa e spoglia della chiesa, è concepita all'interno, come uno spazio funzionale tale da favorire la concentrazione della preghiera: al luminoso e sobrio presbiterio, si affianca la parte riservata ai fedeli, il cui unico decoro è costituito dalle vetrate raffiguranti la via crucis. Non era quindi facile reperire un'immagine sacra
che valorizzasse l'ambiente rispettandone la spazialità, e che
avesse al tempo stesso un legame storico con la zona. _________________________________________________________________________________ Dal monocromo della sinopia, collocata sulla parete rossa di mattoni,
si passa ai colori dell'affresco. I particolari, sbiaditi nella pittura,
sono ancora leggibili nel disegno preparatorio. Il rigore della pittura fiorentina del Quattrocento, perticolarmente nei toni narrativi dell'opera di Paolo Schiavo, si coniuga in maniera perfetta con il carattere spoglio dell'aula della chiesa. Tramite questa nuova collocazione inoltre, l'immagine sacra ha riacquistato
la sua funzione, mentre la devozione popolare ha ritrovato quanto, per
motivi conservativi, le era stato sottratto, dal 1972. La decorazione del tabernacolo dell'Olmo (che si trovava in via Reginaldo Giuliani n. 489-491), si inserisce in un periodo di grande attività e fama del pittore. Fin dai tempi remoti, il borgo che si distende lungo la via Reginaldo Giuliani fra la località del Sodo e la Villa Reale, si chiamava l'Olmo a Castello (forse per una grande pianta che sorgeva sulla via maestra). Qui, sul confine del podere annesso alla villa del XIV sec., i Guidacci e i Da Verrazzano costruirono un grandioso tabernacolo a forma di cappella; all'interno Paolo Schiavo ha raffigurato: al centro "L'annunciazione" tra S. Giuliano e S. Ansano con, in corrispondenza dell'arco, Dio Padre e la Colomba dello Spirito Santo; lateralmente a sinistra, S. Antonio Abate e a destra, S. Michele Arcangelo. L'attribuzione a Paolo di Stefano Badaloni, detto Paolo Schiavo(Firenze 1397 - Pisa 1478) si deve a Umberto Baldini che ne diresse lo "strappo" ed il restauro eseguito da Giuseppe Rosi nel 1970-72. _________________________________________________________________________________________ Grazie a don Sergio Pacciani (responsabile per la Curia di Firenze), don Paolo Aglietti (per la chiesa di S. Michele a Castello), Antonio Paolucci e Cristina Acidini Luchinat (rispettivamente Soprintendente ai Beni e Soprintendente Vicario per i Beni Artistici e Storici di Firenze) si è potuto realizzare il "quasi ritorno a casa" del monumentale e straordinario complesso pittorico. |